Occupazione
e disoccupazione
NELLA JUNGLA DEI FRIGORIFERI
di Ludwig Pfahler
L'attività
di Caritas Ticino di frazionamento dei frigoriferi è nata nel mese di
marzo del '95. Per circa un anno e mezzo questo lavoro è stato svolto
a Bodio per l'Associazione Transfer Monteforno presso l'ex carpenteria dell'acciaieria.
Il personale impiegato era costituito da operai della Monteforno, complesso
industriale chiuso poco prima, ma lo sviluppo tecnico del progetto è
stato eseguito da Caritas Ticino. Da giugno '96, il frazionamento avviene a
Giubiasco nell'ambito dei nostri programmi occupazionali (PO.).
L'attività è svolta sotto il controllo tecnico della S.E.N.S.
(fondazione per la gestione dei rifiuti in Svizzera) che ha sottoposto il nostro
impianto di recupero del gas e dell'olio presente nei frigoriferi domestici
ad un collaudo per verificare la nostra attitudine a raggiungere il livello
di qualità e di rendimento richiesto. Inoltre ogni semestre la fondazione
verifica nuovamente la resa dell'impianto e il corretto invio allo smaltimento
del gas e dell'olio. Infatti, gas e olio sono distrutti in forni ad alta temperatura
per rifiuti speciali, riconosciuti dalla S.EN.S, e capaci di eliminare in modo
adeguato queste sostanze chimiche.
In particolare uno di queste è il gas appartenente alla famiglia dei
fluoroclorocarburi responsabile della formazione del tristemente noto "buco
della fascia di ozono". Questi gas sono usati come liquido refrigerante
e come sostanze per la fabbricazione della schiuma isolante che riempie le pareti
dei frigo. È presente, in piccola percentuale, anche disciolto nell'olio
nei compressori dei frigoriferi. La dissoluzione della fascia di ozono ci espone
maggiormente ai devastanti effetti delle irradiazioni ultraviolette del tipo
B, responsabili dell'incremento dei casi di cancro alla pelle e danni al patrimonio
genetico di vari organismi animali e vegetali. È inoltre uno degli agenti
all'origine del fenomeno conosciuto con il nome di "effetto serra",
o meglio del graduale aumento della temperatura della superficie terrestre che
potrebbe provocare lo spostamento nello spazio e nel tempo delle precipitazioni
inaridendo zone attualmente molto fertili e fondere parte delle masse di ghiaccio
delle calotte polari provocando in pochi decenni l'aumento del livello dei mari
di parecchi metri sommergendo enormi regioni costiere o paesi interi.
Attività come la nostra, svolta in ambito sociale e con connotazioni
di carattere ecologico, sono molto importanti, ma purtroppo realizzabili solo
o principalmente nei paesi considerati ricchi in quanto relativamente costosa.
È, infatti, difficilmente pensabile che in paesi in via di sviluppo o
addirittura sottosviluppati, dove certamente le necessità sono di tipo
più immediato, si trovi il tempo di recuperare il gas dei frigo (ammesso
che ci siano), ma anche di sviluppare un attività industriale, artigianale
o semplicemente agricola rispettosa dell'ambiente e quindi rispettosa dell'uomo.
DOVE FINISCONO I FRIGORIFERI?
Spesso anche da noi questa sensibilità viene meno: i frigoriferi ne sono
un esempio. Dei circa 4000 frigoriferi che dovrebbero essere consegnati ai centri
di raccolta della Svizzera italiana, Caritas Ticino, che ha stipulato contratti
con i principali raccoglitori presenti da noi, ha ricevuto ca. 2700 pezzi nel
'95, 2400 nel '96 e meno di 2000 alla fine d'ottobre `97. Questo calo é
imputabile in primo luogo alla concorrenza. In Ticino è, infatti, molto
attiva la MFA (fabbrica di munizioni d'Altdorf) che, a causa del calo dell'esportazione
d'armi, ha deciso di convertire a scopertine/copi civili parte della loro attività
occupandosi appunto di frazionamento di frigoriferi e componenti elettroniche.
Nobile iniziativa ed attività certamente più intelligente di quella
precedente. Tuttavia, visti gli importanti investimenti fatti dalla ditta di
Altdorf, l'attività deficitaria è sostenuta con dei contributi
finanziari da parte della Confederazione. Questi contributi permettono alla
MFA di porsi in maníera privilegiata sul mercato e quindi di pagare ai
comuni o alle ditte private importi sempre maggiori per ogni frigorifero ritirato,
eliminando in questo modo possibili concorrenti, che magari come Caritas Ticino
non agiscono per interessi finanziari ma unicamente per offrire un lavoro utile
a disoccupati. Insomma un'operazione di dumping nel tentativo di sbaragliare
la concorrenza scaricando il costo sulla collettività.
Preoccupa anche la concorrenza fatta da quei mercanti di frigoriferi che pagano
fino a 50.-- per apparecchio per trasportarli all'estero dove probabilmente
da un paio di frigoriferi rotti se ne fabbrica uno funzionante. Quest'attività
fa perdere quantità più o meno grandi di frigoriferi, diminuendo
l'offerta lavorativa in Ticino e creando danni ambientali enormi. Tutto ciò
perché si accetta il principio di esportare la nostra spazzatura verso
quei paesi (in questo caso ad est) che ignorano totalmente ogni forma di rispetto
dell'ambiente. Se si considera poi che in Svizzera esiste la volontà,
la sensibilità e la tecnologia necessaria per eseguire questi lavori,
nascono spontanee alcune domande. Innanzitutto, quanti frigoriferi per i quali
sono stati versati i 75.-- Frs. per uno smaltimento ecologico da qualche consumatore
che ha creduto di dare il proprio contributo per inquinare di meno, sono finiti
altrove? È indispensabile, per risolvere questi problemi, che i dipartimenti
del nostro governo comincino ad avere una visione d'insieme della problematica
ecologica e occupazionale.
Infatti, concentrando gli sforzi é possibile recuperare piccoli spazi
lavorativi, utili per la lotta alla disoccupazione. È davvero complicato,
per esempio, limitare drasticamente l'esportazione di frigoriferi e di rifiuti
in genere?
Un programma occupazionale contribuisce alla diminuzione dei costi della disoccupazione,
uno smaltimento fatto nei migliori dei modi riduce i danni per l'ambiente e
per l'uomo e permette di far lavorare delle persone non offrendo palliativi
inutili, ma offrendo lavori utili alla collettività.
Un intervento a livello legislativo è indispensabile soprattutto in considerazione
degli esigui spazi di manovra a disposizione all'interno della legge contro
la disoccupazione. La nicchie lavorative disponibili in Ticino sono limitate.
Purtroppo davanti a un quadro così disordinato anche delle attività
utili create in Ticino da parte di Caritas, rischiano di scomparire. Ritengo
che il dipartimento del territorio svolga un buon lavoro ma è messo davanti
ad evidenti carenze legislative. Di conseguenza l'impulso all'azione deve venire
innanzi tutto dai comuni e dagli enti pubblici preposti allo smaltimento dei
rifiuti con scelte mirate alla qualità del trattamento dei rifiuti ed
al mantenimento del maggior numero d'opportunità di lavoro in Ticino.
RISPARMI ECONOMICI DANNOSI
Purtroppo oggi tutti vogliono risparmiare, ma a quale prezzo? In primo luogo
il danno all'ambiente. Come detto il gas dei frigoriferi provoca danni a livello
planetario, poco importa quindi che il gas sia liberato in Svizzera o nella
ex Yugoslavia. Se si considera che, generalmente, produrre in modo pulito non
costa assolutamente di più, anzi in un bilancio più ampio dove
si considerano il risparmio energetico, il recupero e risparmio di materia prima
riutilizzando i sottoprodotti fino ad ora gettati nelle discariche, i soldi
risparmiati perché certi rifiuti non sono neppure prodotti grazie a tecniche
moderne e razionali, il risparmio nelle cure mediche delle persone che vivono
o lavorano a contatto con le zone industriali e per terminare i costi per il
risanamento delle zone contaminate, che bastava non inquinare.
È una grossa ipocrisia pensare che I spostamento delle attività
industriali nei paesi del terzo mondo, o in quelli distrutti da guerre, possa
essere una soluzione per il sostegno di economie nazionali duramente colpite.
È vero, la manodopera costa meno, ma si alimentano in questo modo processi
noti a tutti: sfruttamento dei lavoratori, lavoro minori in paesi dove le leggi
per la tutela ambientale sono ancora inesistenti. Di conseguenza il personale
manipola sostanze pericolose senza la minima protezione e generalmente completamente
all'oscuro dei pericoli cui vanno incontro. Spero che le autorità cantonali
e tutti i consumatori si chiedano dove finiscono i loro rifiuti e con quali
soldi si provvede alloro smaltimento. Spero ugualmente che le autorità
aprano una finestrella tra un ufficio e l'altro affinché alcuni gravi
problemi di smaltimento e riciclaggio dei rifiuti possano coniugarsi con il
discorso della lotta alla disoccupazione.